Metto la sinistra sul lettino
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Attualità
Psicoanalisi politica – ritorna Massimo Fagioli
«L’opposizione soffre ancora per la morte del comunismo. E per curarsi deve tornare ai valori della Rivoluzione francese».
• Guru – Massimo Fagioli nel suo studio di Roma.
• Identità diverse – Adalberto Minucci, ex direttore del settimanale «Left».
• In basso, Luigi Sturzo.
di Valeria Gandus
Panorama — 16/3/2006 (giovedì 16 marzo 2006), pp. 67-68.
Negli anni Settanta incantò migliaia di giovani convogliando i loro sogni rivoluzionari in grandi sedute psicoanalitiche di massa. I colleghi lo chiamarono eretico. Ma ben presto, come tutte le polemiche, anche quelle sullo psicoanalista Massimo Fagioli si esaurirono. Per riaccendersi qualche anno dopo, quando il suo nome tornò alla ribalta accanto a quello del regista Marco Bellocchio: il rapporto psicoanalista-paziente si era infatti esteso ai set dei film diretti dal regista fino a far parlare di plagio. «Menzogne. Stupidità» replica ancora oggi stizzito Bellocchio.
•[A·2]• ~?±
‹Il diavolo in corpo› fu l’ultimo film che il regista girò in collaborazione con lo psicoanalista. Ma il rapporto fra loro continua. Così come non sono mai cessate le grandi sedute collettive, che oggi si tengono a Roma nella sala (120 metri quadrati) approntata all’uopo. E tutto sarebbe andato avanti cosi, senza clamore, se nelle ultime settimane altri nomi noti, questa volta della politica (Fausto Bertinotti) e dell’editoria (Ivan Gardini), non fossero stati accostati al suo. Così Fagioli è tornato a essere il guru che con il suo carisma influenza, se non determina, la svolta non violenta del leader di Rifondazione. Lo stesso che pochi giorni fa ha provocato l’allontanamento, dopo appena un numero, di Adalberto Minucci e Giulietto Chiesa, direttore e condirettore di ‹Left›, settimanale di sinistra nato dalle ceneri di ‹Avvenimenti›.
•[D·1]• ±
• Fagioli, ci risiamo: è tornato il guru…
Si, purtroppo il ‹Corriere della sera› è tornato a definirmi così. Ma è stata l’unica sbavatura: questa volta, a differenza del passato, mi ha trattato con rispettosa attenzione. Chissà perché.
• Non è difficile da capire: qui non siamo sul set di un film ma in piena campagna elettorale.
Già, un momento cruciale per la sinistra: in preda a sbandamenti pericolosi, invece di risorgere rischia di prendere strade che la porterebbero all’estinzione.
• Facciamo finta che la sinistra italiana sia una sua paziente. Faccia la diagnosi e dia la cura.
Ma non è una cosa seria!
• Diciamo che è un gioco serio. Per esempio: la sinistra sembra soffrire della sindrome di personalità multiple…
In effetti la morte del comunismo (e che sia defunto sono d’accordo tutti, anche Bertinotti) ha causato reazioni diverse. Dopo questo fallimento, tutti vorrebbero fare risorgere la sinistra. Ma la maggioranza, e cioè gli ex comunisti diventati Ds, sembra orientata ad andare verso la fondazione del cosiddetto partito democratico, che avrebbe molto in comune con i valori del Cristianesimo e poco o nulla con quelli della sinistra. Gli altri, quel 7 per cento di Rifondazione e quel 2,5 per cento dei Comunisti italiani, vorrebbero invece tenere ferma la barra a sinistra, ma ciascuno a suo modo. Poi c’è l’altro 2,5 per cento dei radicali, che a sinistra hanno voluto tornare ma con valori diversi da quelli di Francesco Rutelli o Clemente Mastella e pure di Bertinotti e Oliviero Diliberto.
• E qui arriva il suo turno: come si cura questa sinistra divisa?
E che c’entro io? Posso solo offrire idee a chi, come Bertinotti, Piero Sansonetti o Rina Gagliardi, ha espresso interesse per le mie teorie. Per esempio quella che denuncia la truffa storica di Sigmund Freud con la sua «scoperta» dell’inconscio: l’ha chiamato così in quanto, appunto, inconoscibile. Io sostengo invece che è conoscibilissimo perché non è anima spirituale e non è oggetto di fede ma di ricerca. E quel che manca a sinistra è proprio la ricerca di nuove strade utili a perseguire gli ideali della rivoluzione francese.
• Libertà, uguaglianza, fraternità: siamo sempre lì.
Sì, perché quei principi fondamentali sono stati affrontati da un punto di vista giuridico. E l’irrazionale del sogno utopistico che diventa razionale è fallito. Quindi bisogna ricominciare da capo, ritrovare lo spirito del socialismo delle origini.
• Non l’aveva già detto Bettino Craxi, qualche decennio fa, quando teorizzò il ritorno al socialismo utopistico di Pierre-Joseph Proudhon?
Brava. Ma, com’è noto, di buone intenzioni è lastricata la storia italiana. Craxi ha avuto l’intuizione, ma non la teoria. È quello che dico sempre a Bertinotti.
• Lei una teoria ce l’ha?
La mia teoria della nascita dice che tutti gli esseri umani nascono uguali, con la propria immagine e il proprio pensiero. Non si diventa uguali grazie al comunismo o alla fede. Per creare una società di uguali, e dove la parola libertà non stia a significare solo libertà commerciale, bisogna confrontarsi con la realtà umana, dove ogni soggetto, unico e originale, si confronta dialetticamente con i diversi sulla base del fondamentale rapporto uomo-donna, ignorato dall’illuminismo e dal marxismo.
• A sinistra nessuno s’è mai occupato della realtà umana?
Purtroppo no. Se n’è occupata, invece, la Chiesa, ma appellandosi a valori diversi. Valori che una parte consistente della sinistra, in mancanza di un’elaborazione originale, vuole fare propri: che cos’è il partito democratico se non uno strisciante ritorno a don Luigi Sturzo e alla DC? Per contro, il vecchio comunismo ufficialmente ateo, quello che considerava reato essere cristiani, non ha mai affrontato la dimensione religiosa della realtà umana. Il principio «siamo tutti fratelli, siamo tutti uguali» dovrebbe essere una concezione d’amore. Amore cristiano, cioè assistenza, per i credenti. Un amore che riesca a far realizzare a tutti gli esseri umani la propria identità per i laici.
• Ma nell’Unione non ci sono anche i radicali di Marco Pannella, i primi e per lungo tempo solitari paladini del primato della non violenza?
Sì, e condivido le loro battaglie per i diritti civili: ieri il divorzio e l’aborto, oggi l’abolizione del Concordato e la difesa della scuola pubblica. Ma quando si tratta di socialità, di riscatto delle classi più deboli, non ci stanno. Sono diversi, hanno un’origine liberale che non si concilia con il socialismo.
• Nessun cedimento alla Chiesa, al liberalismo, al comunismo: ma a chi e a che cosa deve guardare il «paziente», cioè la sinistra, per guarire?
Alla realtà umana, ai rapporti fra uomini e donne. Con uno sguardo rigorosamente laico. Si può, si deve. Anche chi è credente può farlo. Prodi, per esempio, è molto più laico di tanti politici più a sinistra di lui.
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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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COMMENTO — Questo articolo sarà commentato — insieme a quello pubblicato nello stesso giorno su “l’Espresso”, a firma di Stefania Rossini — dallo stesso Fagioli in un suo articolo pubblicato su “Left” il giorno successivo (il 17 marzo, qui), e intitolato ‹Una donna, il pensiero / di un uomo, un’altra donna›.
•[A·2]• «‹Il diavolo in corpo› fu l’ultimo film che il regista girò in collaborazione con lo psicoanalista»: curiosa inesattezza; ‹Diavolo in corpo› (senza articolo) uscì del 1986; ma successivamente ci furono anche ‹La condanna› (1991) e ‹Il sogno della farfalla› (1994); in realtà, ‹Diavolo in corpo› fu quindi il 1° della “trilogia”, ma è anche vero che per gli altri 2 film Fagioli fu autore delle sceneggiatura e non partecipò alle riprese se non, ‹in extremis›, per ‹La condanna› (giunto quasi alla fine delle riprese, Bellocchio non aveva ancora un’attrice per “la contadina”).
•[D·1]• Nella risposta: «[…] il ‹Corriere della sera› è tornato a definirmi così [guru]»: si riferisce a una pagina dedicata a Fagioli, con alcune dichiarazioni rilasciate da Marco Bellocchio, sul numero del 1° marzo del quotidiano (qui).
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[] http://www.associazioneamorepsiche.org/wp-content/uploads/2013/02/PAN1603062.pdf
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