2016·01·17 - Stampa • Levi·G • Un incontro fra uomini nel rispetto delle differenze

Un incontro fra uomini nel rispetto delle differenze

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di Gavriel Levi (Professore Emerito Sapienza Università di Roma) [*]
La Stampa — 17/01/2015 (domenica 17 gennaio 2016)

Non penso che un dialogo tra le diverse religioni sia arricchente, se punta alla reciproca conversione. Sono invece convinto che debba esistere un dialogo fra uomini di diverse religioni, perché ognuno impari a rispettare la religiosità dell’altro. Con una metafora: un monte non si incontra con un monte, mentre un uomo si incontra con un uomo.

•[§·2]•
Per gli ebrei questo ultimo tipo di dialogo è una necessità fondante. Scritta nell’introduzione ai 10 comandamenti. Ripetuta nel testo dei 10 comandamenti. Spiegata nel commento ai 10 comandamenti che Mosè ha inciso nel suo testamento.

•[§·3]•
Nell’introduzione ai 10 comandamenti: voi sarete un popolo di Kohanim (sacerdoti). I Kohanim, nella pratica, sono coloro che cercano di trasmettere una doppia benedizione: da Dio agli uomini e dagli uomini a Dio.

•[§·4]•
Nel testo dei 10 comandamenti: ci sono tre comandamenti che sono diretti esclusivamente agli ebrei (l’unità di Dio, il divieto delle immagini, il fare il Sabato) e sette che riguardano tutta l’umanità e che ripropongono il patto di Noè, la religione universale che precede e giustifica il patto del Sinai e che, per gli ebrei, è tuttora vigente.

Nel commento di Mosè ai 10 comandamenti, ascolta Israele il Signore è nostro Dio: il Signore è uno, spesso sfugge che questo versetto non è una formula matematica, ma è una dichiarazione sull’unità del genere umano davanti a Dio. Vale a dire: il nostro Dio è uno per noi e per tutti coloro che sono nel mondo. Comunque, capire l’unità di Dio non è solo una questione fra gli ebrei e gli altri uomini. È anche una questione fra ebrei ed ebrei e di tutti i popoli fra di loro.

•[§·6]•
Queste riflessioni riguardano anche la religiosità elementare, laica, che esiste in ogni singolo essere umano.

È bene chiarire questo punto. Per religiosità laica intendiamo la confluenza di tre sentimenti: la percezione abissale dell’infinito, anche dentro di noi; la percezione meravigliata dell’unità armoniosa dell’universo; la percezione di unità assoluta dell’umanità.

•[§·8]•
Una precisazione storica: proprio mentre nell’Europa, l’illuminismo confrontava le religioni rivelate con il binomio teismo/ateismo, in parallelo il misticismo ebraico usava sempre più spesso un nome bi-logico per chiamare Dio e cioè: Infinito/Niente. Non un’invenzione ma una riscoperta.

Infatti fin dalla antichità gli ebrei si sono rivolti a Dio usando, nella stessa frase, il Tu ed il Lui intersecati (benedetto Tu che crea…). Una giusta intuizione: per evitare l’ombra dell’antropomorfismo, gli ebrei chiamano Dio con un unico nome personale ed impersonale.

•[§·10]•
Una notazione sul dialogo cristiano-ebraico e, sul dialogo ebraico-cristiano, [sic!]

•[§·11]•
Nel suo più recente Documento, la Chiesa cattolica rimanda al Mistero Divino il rapporto di Dio con gli Ebrei: non sappiamo in quale modo Dio lasci la porta della salvezza aperta agli ebrei, pur tenendo conto che gli ebrei continuano a non accettare Cristo.

•[§·12]•
Questo rinvio al Mistero Divino è nuovo ed è molto emotivo, ma ci lascia ancora imbarazzati, come figli di Noè prima che come ebrei.

Per la torah, le scelte di amore fatte da Dio sono scelte irrevocabili. Con la promessa profetica: potrà una donna dimenticare il suo bambino, l’amore del suo ventre? Anche queste cose potranno essere dimenticate, ma Io non ti dimenticherò.

Le tavole della Legge che Dio consegna a Mosè, dopo il fattaccio del vitello d’oro, sono accompagnate dalla vera regola del Patto, e cioè i 13 attributi della Misericordia: Dio/Dio, colui che perdona a coloro che lo amano, per migliaia di generazioni. Due volte Dio perché prima della colpa e dopo la colpa Dio non cambia. Questa regola, vale per il popolo ebraico e vale per tutta l’umanità.

•[§·15]•
Secondo il Talmud, con i 10 comandamenti, Dio ha firmato la torah: Io, Me stesso, l’ho scritta e l’ho data. E dove sarebbe nascosta questa firma autografa? Nella sigla composta dalle prime due parole e dalle ultime due parole dei 10 comandamenti. Io sono Dio che è del/il tuo prossimo.

•[§·16]•
Le porte che bisogna attraversare per arrivare a Dio non sono mai chiuse. Perché le uniche porte da aprire sono soltanto dentro di noi.

•[§·17]•
Il segno del patto di Dio con Noè è l’arcobaleno. Contro la violenza dell’uomo sull’uomo. Per la cura del creato e delle creature da parte di tutta l’umanità. Perché la sacralità della vita rimanga la grammatica con cui Dio è capace di tradurre tutte le lingue nella sua.

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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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L’articolo — nell’insieme piuttosto sconcertante — si compone di due parti, separate da un paragrafo “strano” [§·10] (che fa riferimento al dialogo cristiano-ebraico e a quello ebraico-cristiano come fossero cose diverse): la prima parte riguarda essenzialmente il rapporto degli ebrei con “Dio” (detto anche, in modo apparentemente equivalente, “Signore”, che corrisponderebbe ad “Adonai”); la seconda espone alcune considerazioni, appunto, su tale “dialogo”.
[*] L’autore è medico chirurgo con specializzazione in neuropsichiatria infantile, si occupa di disturbi dell’età evolutiva ed ha pubblicato sul tema diversi contributi.
•[§·2]• «Per gli ebrei questo ultimo tipo di dialogo è una necessità fondante»: ma entrando in Canaan non dovevano sterminare ogni essere che camminava? Non pare un grande esempio di “dialogo”.
•[§·3]• «[…] voi sarete un popolo di Kohanim (sacerdoti)»: un intero popolo fatto di sacerdoti sembra un po’ una contraddizione, nel senso che se sono tutti sacerdoti allora non ci sono più sacerdoti, se “sacerdote” indica uno specifico ruolo sociale; ma poi non ci sono (o ci sono stati) i “leviti” con un ruolo particolare?
•[ivi]• «Kohanim» sarebbe il plurale di «Kohen» o «Cohen» (sacerdote).
•[§·4]• «[…] l’unità di Dio […]» forse “unità” sta per “unicità”, ma apparentemente non si tratta di un refuso (cfr. [§·6]).
•[§·6]• Formulazione del concetto di «religiosità laica», basata su 3 sentimenti e/o percezioni (un problema di traduzione? [§·7]): dell’infinito e dell’unità (di nuovo: sarà “unicità”?) dell’universo e dell’umanità (ma la seconda non fa parte del primo? Dunque non sarebbero casi distinti).
•[§·8]• «[…] un nome bi-logico per chiamare Dio […]: Infinito/Niente» (attribuito al “misticismo ebraico” all’epoca dell’Illuminismo): nome “bi-logico”?
•[ivi]• «Non un’invenzione ma una riscoperta» che vuol dire? Il § sg. ([§·9]) non spiega un granché, e non pare neppure attinente: Tu/Lui che c’entra con Infinito/Niente? Argomentazione da “mistici”?
•[§·10]• Termina con una virgola: manca forse una parte di testo o si tratta di un refuso?
•[§·11]• «[…] non sappiamo in quale modo Dio lasci la porta della salvezza aperta agli ebrei»: vedi oltre, al [§·16].
•[§·12]• «[…] come figli di Noè prima che come ebrei […]»: ma davvero credono di essere discendenti diretti di Noè? E poi, non saremmo tutti “figli di Noè”, essendo Noè e famiglia gli unici sopravvissuti al diluvio? Quindi “figli di Noè” sarebbe equivalente a “esseri umani”.
•[§·15]• «Secondo il Talmud, con i 10 comandamenti, Dio ha firmato la torah»: il Talmud sarebbe la cosiddetta “torah orale” in quanto tramandata oralmente fino alla distruzione del 2° tempio (70 e.v.), dopo di che sarebbe stata fissata per iscritto (ma in una varietà di versioni differenti che evolvettero poi durante svariati secoli) ed è giunta fino a noi in due versioni di diversa origine (una gerosolimitana e una babilonese); comunque entrambi i testi riportano argomentazioni e dispute tra rabbini, e includono diverse interpretazioni di passi della torah.
•[§·16]• «Le porte che bisogna attraversare […]»: richiama forse la porta menzionata in un passo precedente (riportato da un “recente” documento cattolico [§·11]): «non sappiamo in quale modo Dio lasci la porta della salvezza aperta agli ebrei».
•[§·17]• «[…] Dio è capace di tradurre tutte le lingue nella sua»: dunque esisterebbe una “lingua divina” (una sorta di Ur-Sprache), che Dio potrebbe usare verosimilmente soltanto per pensare tra sé e sé, non potendola praticare con nessun altro.
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http://spogli.blogspot.it/2016/01/la-stampa-17.html
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