1978·07·07 - Lotta·Continua • Altamura·R (psicoanalisi alternativa)

Nuova psicoanalisi scopre «L’Io originario»


✩ (Arkbase)


L’alternativa c’è ma non è Jung


di Roberto Altamura
Lotta Continua — 07/07/1978 (venerdì 7 luglio 1978)




Sento l’esigenza di intervenire su tutta una serie di questioni che scaturiscono dall’articolo di Vincenzo Caretti-(‹Lotta Continua›, 2.VIII.1978) intitolato «Chi ha paura di C. G. Jung». In merito all’articolo di Vincenzo, dal momento che mi sono occupato specificamente, più volte, del problema del rapporto fra materialismo storico e psicologia analitica (v. ad esempio ‹Giornale Storico di Psicologia Dinamica›, n. 1, 1977) vorrei precisare alcuni punti che ritengo essenziali ad un dibattito non mistificatorio.
1) Tentare di lasciare trasparire un «connubio» pacifico su una «vexata quaestio» quale il rapporto fra psicologia analitica e materialismo storico, mi sembra semplicistico ed assolutamente inaccettabile.
2) Sono d’accordo su tutto quanto Vincenzo Caretti scrive riguardo alla critica a Freud ed al freudismo. Salvo il fatto che… quando avremo il coraggio di uscire dallo «Scilla e Cariddi» del «contrasto» Freud-Jung per andare… al di là di queste che stanno diventando, ormai, ad una critica radicale, delle colonne d’Ercole di masturbatoria coazione a ripetere il già detto e ridetto? Perché qual è, oggi, il problema sul tavolo della costruzione di una psicoanalisi «concreta» e «comunista» (ad esempio, nel senso che dà a questi termini, già negli anni ’30, G. Politzer? v. ‹I fondamenti della psicologia›, Mazzotta ed., 1974).

[A·2]• ~!
Il problema di una psicoanalisi non scissa ed inconciliabile con il metodo, la teoria e la prassi del materialismo storico è la scoperta di una dimensione di conoscenza traducibile, progressivamente, in una prassi inter-umana collettiva, in cui la concreta soggettività umana, l’Io umano originario, ritrovi la possibilità di un rapporto creativo, non solo nell’ambito del soggetto con se stesso, ma anche, ed insieme, nella realtà dei rapporti inter-umani. Un discorso di questa portata, tra l’altro, si propone al marxismo stesso come risposta per il suo auspicato rinnovamento. Un «nuovo marxismo» chiede che sia colmata lacuna che Marx, per forza di cose, ha lasciato scoperta: la lacuna dell’esistenza dell’inconscio e di ciò che esso significa nell’economia generale delle cose umane. Forse già diviene chiaro che, al di là della critica dell’economia politica, ancora più latente e determinante, un’altra «critica» più fondamentale ancora, se possibile: la ricerca di quale sia la pulsione che sostanzia la creatività concreta degli esseri umani (se questa parola non la si vuol far restare una semplice espressione contemplata in un limbo idealistico-astratto). Quali sono dunque i rapporti tra questo investimento creativo dell’Io originario umano e la diminuzione (la castrazione) delle potenzialità libidiche degli esseri umani?

[A·3]• ~?!
Ora è chiaro che il meccanicismo positivistico di Freud, è, intrinsecamente, annullamento e negazione di una risposta a queste domande. Il rapporto Marx-Freud, si propone, mai come adesso, come suicidio del materialismo storico in un abbraccio mortale con quella ragione mortifera astratta, che è la quintessenza dell’ideologia della scienza borghese dell’uomo manipolato. Ma è Jung la soluzione per il fallimento del freudismo? Può servirci, oggi, per la costruzione progressiva di una psicoanalisi politica concreta e trasformativa che-aspiri addirittura ad un compito di rinnovamento del marxismo stesso, quell’insieme di costruzioni junghiane, che poggiano su indubbie ascendenze kantiane, hegeliane, cassireriane, nietzchiane, antropologico-culturali… tutto quel che si vuole, ma lontane anni-luce da ogni comprensione del metodo e della prassi del marxismo? Certo, nel 1910-20, Jung è stato il primo serio critico di Freud. Indubbiamente c’è una grossa intuizione allorché Jung parla di creatività dell’inconscio umano e di trasformazione. Ma tutto poi resta fermo all’evocazione ed al tentativo empirico, senza divenire mai scienza concreta. Perché? Perché Jung trascura la dimensione pulsionabile [sic!] dell’inconscio. Specificamente, non scopre la dimensione che concerne l’istinto di morte nelle sue varie estrinsecazioni paralizzanti l’invocata creatività della libido umana. Jung, forse ancor meno dei meccanicisti e razionalisti Freud, Klein, Lacan, non sa pressoché nulla e non sa distinguere fra i concetti di pulsione annullante che fa capo alla fantasia di sparizione, invidia-negazione, desiderio, dinamica di rabbia-bramosia, introiezione-identificazione-proiezione, corazza caratteriale, Io originario umano, ecc. Il concetto di «ombra» di Jung è troppo generico, e, per così dire, buono a tappare tutti i buchi… della non conoscenza concreta delle dinamiche pulsionali inter-umane.

In un certo senso, Jung lascia al «braccio secolare» dei freudiani queste «sporche pulsioni distruttive» per rinchiudersi in un regno di simboli dove tutte… le vacche sono in fondo bianche e se sono un po’ o molto nere… be’, così va da sempre il mondo e così ha da andare!

[A·5]• ~?!
La brevità dello spazio, ovviamente, non permette di approfondire questi accenni che andrebbero ben altrimenti sviscerati. Comunque, se sono da un lato assolutamente d’accordo con Vincenzo sulla lotta contro il potere astratto e annullante dei «maitres penseurs» e sui pericoli delle psicologie del profondo come proiezioni della «psicologia» dei ricercatori, avverto tutti i rischi di un relativismo assolutizzato, perché conduce agli aspetti più temibili dell’ideologia borghese del «tutto è relativo», del dubbio come negazione sistematica di ogni certezza che scaturisca dalla pratica umana. La morte, cioè, di ogni concreta prassi in senso marxiano.
Roberto Altamura


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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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[A·2]• Nella stampa cartacea – e nei PDF che ne sono ricavati – non è chiaro dove termini l’esposizione del punto (2), non essendovi nelle immediate vicinanze alcun accapo (quello successivo è “Ora è chiaro che il meccanicismo…”, ma ci sembra un po’ troppo lontano); analogamente non è chiaro, all’interno del 2° punto, quali parole o frasi siano citate dall’articolo menzionato. Ci pare verosimile che dopo i 2 punti dell’elenco il discorso di Altamura riprenda da “Il problema di una psicoanalisi non scissa…”.
IBID.• Nella stampa cartacea – e nei PDF che ne sono ricavati, si legge:
[…] Forse già diviene chiaro che,
al di là della critica dell’economia
politica, c’è, ancora più latente e de-
fondamentale ancora, se possibile: la
terminante, un’altra «critica» più
ricerca di quale sia la pulsione che
sostanzia la ‘creatività concreta degli
esseri umani […]
è evidente che per un refuso il 4° e il 5° rigo sono stati invertiti; corretto.
IBID.• Nella stampa cartacea – e nei PDF che ne sono direttamente ricavati – «[…] rapporti tra questo investimento creativo dell’Io originario umano o [sic!] la diminuzione […]», era assai probabilmente “e”, giacché “rapporti tra… o…” non avrebbe molto senso; corretto.

[A·3]• Nell’originale, «[…] Jung trascura la dimensione pulsionabile [sic!] dell’inconscio», era assai più verosimilmente “pulsionale” – refuso? – marcato con [sic!].
IBID.• Nella stampa cartacea – e nei PDF che ne sono direttamente ricavati – «[…] estrinsecazioni paralizzanti l’nivocata [sic!] creatività della libido umana», un refuso ha invertito la posizione delle prime 2 lettere di “invocata”; corretto.

[A·5]• Nell’originale, «[…] avverto [?] tutti i rischi di un relativismo assolutizzato», la 1ª parola appare quasi completamente cancellata, s’indovinano solo, nel mezzo, le 3 lettere “ver”; ipotizziamo un “avverto” che ci sembra in linea con l’argomentazione di Altamura.

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[] https://associazioneamorepsiche.org/stampa/lalternativa-ce-ma-non-e-jung-di-roberto-altamura-e-bambino-donna-operaio-la-trasformazione-e-possibile-di-sara-c-lotta-continua-7-7-1978/
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