1979·02·17 - Messaggero • Silva·U (Fagioli vizi capitali)

Ha scoperto tre dei sette vizi capitali


✩ (Arkbase)

Ancora sul «caso» Fagioli

di Umberto Silva
il Messaggero — 17/02/1979 (sabato 17 febbraio 1979)


[A·a1]• ~!±
Le tre pagine dedicate da ‹Lotta continua› alla psicanalisi non possono — come ha mostrato ieri su questa pagina Stefania Rossini — non destare interesse, se non altro per ascoltare quanto del rivoluzionario discorso freudiano prende vita presso «La nuova sinistra». L’interesse precipita nella scenografia dell’orrore quando si legge il nome di colui che interpreta la parte dello psicanalista: Fagioli Massimo, massificatore di Villa Massimo, località universitaria dove una Cianciulli della psicanalisi consuma le sue liberatorie saponificazioni pasticciando una comunità sempre più ampia: più di ottocento candidati al se-gregariato.

La collettività è in continuo aumento e il nostro si preoccupa: «Da solo materialmente non ce la faccio. Posso fare cinque saponificazioni, ma poi la settimana è quella, più di tanto…». Anche Dio al settimo giorno si riposò; e non c’era la settimana corta.

Tutto il lungo dialogo (si fa per dire) tra Fagioli e un gruppo di compagni di Roma non meglio definiti è contemporaneamente il colmo del grottesco, se preso alla lettera, e del tragico, se preso come indicativo dell’approccio dei giovani di sinistra al discorso freudiano, l’unico che potrebbe risollevare la civiltà dal suo gravoso disagio.

Ne riportiamo alcuni brani. Il lettore avrà modo di mettere alla prova i suoi sentimenti.

Esordisce il gruppo di compagni in tono perentorio e totalizzante: «La psicanalisi fino ad oggi (fino a te) si è rivelata uno strumento del potere…». Prosegue Fagioli spiegando la verità di Freud: «L’inconscio per Freud è perverso»; «Freud è un idiota» perché non ha fatto «la scoperta fondamentale» alla quale è arrivato lui, Fagioli, «la pulsione di annullamento»…

[A·a6]• ±
La lettura fagiolesca di Freud deve essere stata, qualche decennio fa una volta per tutte, (se pure c’è stata) completamente balorda. Il concetto freudiano di «pulsione di morte» viene ritradotto a piacere in «istinto di morte» o «desiderio di morte», configurando quest’ultimo come «il desiderio di dare una coltellata in pancia al prossimo, ma che discorsi sono! Quello non è un desiderio, è odio». Come dire semplicità e genialità.

[A·a7]• ±
Ma la teorizzazione del nostro non ha sosta. Sa che dopo Freud anche Lacan ha forgiato una triade e, per non essere da meno, ne escogita più di una decina. Quella fondante è comunque formata da: la negazione, l’invidia e l’odio; ‹Le tre streghe›, altrimenti riformulate in: il fantasma [sic!] di sparizione, l’invidia e la bramosia. Infine c’è la rabbia, che è «l’affetto della bramosia». Quale ‹excessus mentis›! Bramosia, invidia, odio, rabbia… questa sì che si chiama innovazione teorica.


§

Il gruppo di compagni (ora si comprende perché soltanto un gruppo, e di compagni per di più, può sostenere tanta controparte) arriva ai punti che più gli premono. L’orgasmo, naturalmente, e la donna. E qui Fagioli, come un Giordano (centrattacco della Lazio) lasciato troppo libero, ha gioco facile e spara un saettante «La donna non è un buco», che mette tutti i romanisti a tacere esterrefatti.

[A·b2]• ±
Poi prosegue l’azione prendendosela col nazismo che, per il fatto di non avere le idee chiare, finì per essere «una rivoluzione che adopera gli stessi mezzi dell’annullamento, della negazione, cioè gli stessi mezzi dell’istinto di morte, e questo è il suicidio». Quattro diversi concetti brutalmente pasticciati per arrivare ad attaccare nientemeno che ‹Il Messaggero›, ultimo Gauleiter: «Una persona che non ha l’angoscia delle streghe e ha le idee chiare non lo si domina. Eccolo il discorso: perché fanno tanto paura i seminari? Avete letto l’articolo sul ‹Messaggero›, no? Per queste ragioni: perché nel momento in cui esistono centinaia di persone che hanno le idee chiare su cos’è l’invidia, su cos’è il desiderio, e non hanno paura di uno che fa bum, certi poteri saltano».

[A·b3]• ±?
La disfida di via del Tritone contro via di Villa Massimo si fa imminente. Dobbiamo procurarci Pruzzo (centravanti della Roma), costi quel che costi.

Difatti il fantomatico gruppo di compagni non demorde: «Tu hai parlato di centinaia di persone che fanno paura al ‹Messaggero› perché hanno le idee chiare… I compagni temono che anche tu ora, a questo punto, detenga un potere». E la risposta di Fagioli non ammette dubbi, sulla sua paranoia, beninteso: «Se Beethoven suona la musica ha un rapporto di potere?».

Rinfrancato, il solerte gruppo osa a questo punto chiedergli da quale luminosa fonte derivi tanto impegno sociale (le lezioni sono «libere e gratuite», il conto e la servitù si pagano altrimenti). Risposta in scioltezza: «Che io impazzisca e mi rincretinisca per farmi una Jaguar, questo no, assolutamente no. Pur avendone (precisazione importante ai fini del discorso) tutte le possibilità…».

[A·b6]• ~!
Il gruppo di compagni è allora costretto a subodorare motivazioni più profonde per la pazzia e il rincretinimento del maestro: «Credo che ci sia anche qualcos’altro», suggerisce umilmente. La risposta è immediata: «Certo, c’è anche una dimensione teorica». Che alla fine viene precisata così: «La cosa tragica è che il novanta percento delle persone sono freudiane» (due miliardi e passa di perversi cultori di Freud che si aggirano a caccia di Fagioli); «Io faccio l’analisi per distruggerla» (e su questo non abbiamo dubbi), cioè l’analisi non dovrebbe esistere (e a questo punto cercheremo di fermarlo, ci costasse anche un calcio d’angolo).

Una ragazza del gruppo di compagni finalmente prende la parola in proprio per esprimere un’accorata protesta. Il lavoro l’ha portata via, a Milano, e non può più farsele suonare dal nostro Beethoven. «Questo — dice la poveretta fortunata — mi fa molto arrabbiare, poi mi sono resa conto che è orrendo che io mi arrabbi per queste cose».

Anche la Monaca di Monza lo penserebbe, che è effettivamente un po’ orrendo, ma ‹Padre parliamone› esplode: «No, no. È molto umano (semmai ci fossero stati dubbi), e significa che è una cosa importante, ed io lo so che è una cosa importante, e proprio per il fatto che tu te ne devi tornare a Milano».

La scena deve essere stata straziante; per fortuna lapidaria arriva la sentenza: «È la delusione del desiderio». Chiarito così ogni possibile equivoco, arriva l’‹happy end›: «Però essendo una situazione comprensibile, non ti devi arrabbiare perché se ti arrabbi ti distruggi».

Mussolini diceva: «Non ammalarti». Con un colpo magistrale, pur nel pieno d’una mischia-intervista, il nostro è riuscito con il mignolo del piede sinistro a dare un colpettino salvando un’altra anima. Neppure Superman arriva a tanto.


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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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COMMENTO — L’autore di questo articolo non è un giornalista; è definito da wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_Silva) psicoanalista e scrittore; poco oltre, apprendiamo che «Ha scritto opere cliniche e teologiche, romanzi e poesie. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Foglio”»; nonostante wikipedia non lo specifichi, dev’essere anche un appassionato tifoso di calcio.


[A·a1]• Nella stampa originaria, «Le tre pagine dedicate da ‹Lotta continua› alla psicanalisi non possono […] destano [sic!] interesse, se non altro per ascoltare […]», è un curioso refuso, proprio in apertura del pezzo, o forse – più probabilmente – una incompleta modifica della frase nel corso della revisione del testo (il che appare ancora più strano, per uno scrittore così prolifico e versatile); ad ogni modo, assumiamo Silva intendesse scrivere «…non possono non destare interesse…», e in tal senso correggiamo la frase.
NOTA: «Le tre pagine dedicate da ‹Lotta continua› alla psicanalisi […]» si riferisce all’intervista pubblicata su “Lotta Continua” il 10/2/1979 col titolo “Inconscio mare calmo e liberazione umana” (qui), intervista che però era stata rilasciata da Fagioli quasi un anno prima, nel marzo del 1978; il testo venne successivamente ripubblicato in appendice alle prime edizioni di ‹Bambino donna e trasformazione dell’uomo› (1980), per poi essere ripubblicato anche dalla rivista “Il sogno della farfalla”, sul n. 1 del 2005.
IBID.• «[…] quando si legge il nome di colui che interpreta la parte dello psicanalista: Fagioli Massimo […]»: qui Silva ci rivela fin dall’inizio che (1) conosceva benissimo Massimo Fagioli, almeno di fama, ben prima di leggere le pagine di ‹Lotta continua›, e (2) la pessima opinione che mostra di averne non dipende affatto dalla lettura delle suddette pagine, ed è dunque verosimilmente preconcetta; il che, dato il suo curriculum, non ci stupisce affatto.

[A·a6]• «La lettura fagiolesca di Freud deve essere stata […] completamente balorda»: ma Fagioli non ha fatto una decina d’anni di training psicoanalitico alla SPI? Ed era ovviamente membro della SPI fino all’espulsione, decretata nel febbraio del 1976, altrimenti non avrebbero potuto espellerlo. Non può quindi essere uno che si è letto Freud nel tempo libero, e Silva fa soltanto finta di non saperlo.
IBID.• «Il concetto freudiano di “pulsione di morte” viene ritradotto a piacere in “istinto di morte” o “desiderio di morte” […]»: in verità, lo stesso Freud non distingue affatto il concetto di istinto (‹Instinkt›) da quello di pulsione (‹Trieb›), e spesso utilizza i 2 termini come fossero sinonimi; in tedesco non esiste poi neppure un termine corrispondente all’italiano “desiderio”; esistono ‹Begierde› e ‹Begehren›, ma spesso si traduce con “desiderio” il più banale ‹Wunsch›.

[A·a7]• «[…] il fantasma [sic!] di sparizione, l’invidia e la bramosia»: è poco probabile che sia un refuso; dovrebbe evidentemente essere “la fantasia di sparizione”, che è la vera “scoperta fondamentale” di Fagioli, tanto da essere menzionata nei titoli dei primi 4 capitoli di ‹Istinto di morte e conoscenza›; qui è chiaramente Silva che sta pasticciando, anche perché le “triadi” che elenca sono un po’ arruffate.
IBID.• «Quale ‹excessus mentis›!»: qui Silva fa sfoggio dei suoi studi teologici; ‹excessus mentis› è l’espressione latina con cui Agostino di Ippona traduce il greco ἔκστασις (da cui l’estasi mistica); si veda ad esempio alla voce “estasi” del Dizionario di filosofia dell’enciclopedia Treccani (https://www.treccani.it/enciclopedia/estasi_%28Dizionario-di-filosofia%29/).

[A·b2]• «[…] prendendosela col nazismo che, per il fatto di non avere le idee chiare […]»: riportiamo domanda e 1° cpv. della risposta di Fagioli per evidenziare quanto Silva mostri di non aver capito – ma diremmo che fa finta di non aver capito – il discorso (non era certo il nazismo ad avere le idee poco chiare):
D. Eppure la lotta c’è ma tu dici che è sterile e parli di burattinismo.
R. Lo so. E questa è la dimensione che avete visto questa mattina, in concreto, che la vitalità, da sola, finisce per essere una suora. È tipico, l’ho scritto nella prefazione di ‹Istinto di morte e conoscenza›, una certa rivoluzione fatta senza una teoria e un metodo ben precisi, senza idee chiare, senza conoscenza, va a finire ad essere una rivoluzione fascista e nazista; cioè adopera gli stessi mezzi dell’annullamento, della negazione, cioè gli stessi mezzi dell’istinto di morte e questo è il suicidio.
IBID.• «[…] attaccare nientemeno che ‹Il Messaggero›, ultimo Gauleiter […]»: ‹Gauleiter› era detto il capo di una sezione locale dell’NSDAP (il Partito Nazista), oppure il responsabile di una amministrazione locale; dalla parola tedesca ‹Leiter› che significa “capo” (analogo all’inglese ‹leader›), e ‹Gau› che significa “regione” (vedi wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Gauleiter).
IBID.• «Avete letto l’articolo sul ‹Messaggero›, no?» (Fagioli): dato che l’intervista venne rilasciata da Fagioli nel marzo del 1978, ci si potrebbe chiedere a quale articolo si riferisse la domanda; pare poco probabile che possa trattarsi dell’articolo di De Risio, che uscì il 28 marzo; allora deve trattarsi del paginone del 9 novembre del 1977, con contributi di Guarini, Stinchelli e Vaccari (dei 3, il 1° era sicuramente il più allarmato).

[A·b3]• «La disfida di via del Tritone contro via di Villa Massimo […]»: cosa c’è (o c’era) a via del Tritone? La sede della SPI è attualmente a via Panama, e non risulta esservisi trasferita di recente.

[A·b6]• Nella stampa originaria, «Il gruppo di compagni è allora costretto a subdorare [sic!] motivazioni più profonde […]», potrebbe essere un refuso, anche se risulta essere un errore ortografico piuttosto comune; in ogni caso, l’ortografia vuole “subodorare”; corretto.

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[] https://associazioneamorepsiche.org/stampa/page/79/
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