Altro che scienza, è nazismo
✩ (Arkbase)
Il segreto nascosto nel best seller nazista
di Furio Colombo
Repubblica — 25/1/2018 (sabato 21 gennaio 1995)
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Che cosa accade se una notizia scientifica è pilotata, costruita su basi false, manovrata lungo certi percorsi prestabiliti, travestita di “prove” al fine non solo di provare una tesi, ma anche di arruolare la nostra partecipazione a quella tesi? Il caso americano del volume ‹The Bell Curve› (“La Curva a campana”) di Charles Murray e Richard Herrnstein è il più clamoroso di questi anni. ‹The Bell Curve› — proprio in epoca di ritorno del pensiero conservatore che predilige l’ereditarietà dei tratti positivi (o negativi) e le costanti genetiche («c’è poco da cambiare con la buona volontà o la politica») — appare come una accurata ricerca scientifica ricchissima di documentazione. Propone questa tesi. Razza, intelligenza e successo sono fattori legati l’uno all’altro. I tratti genetici di alcune razze (leggi: i neri) sono inferiori. Nei gruppi inferiori un condizionamento naturale fa sì che passi meno intelligenza e meno talento e dunque che i risultati finali di ciascun individuo e di tutto il gruppo siano inferiori. Non si tratta di ingiustizia, si tratta di natura. Due conseguenze, una filosofica e una politica. Dalla natura non si può pretendere ciò che non può dare e non si deve tentare di inventarla. Bisogna avere il coraggio di accettarla. E la politica non deve proporsi il compito di aggiustare la macchina. Ognuno andrà per la sua strada e arriverà dove può.
Il libro di Murray e Herrnstein ha avuto un immediato successo. Per tale successo aveva due doti. Sembrava rivoluzionario perché contraddiceva ogni cosa detta e sostenuta finora (e prima di tutto la Costituzione americana, che recita «tutti gli uomini sono creati uguali»). Ma è conformista perché dice esattamente ciò che le persone privilegiate e conservatrici (che al momento sono in maggioranza fra gli americani che vanno a votare) amano sentir dire. Tradotto in vita di tutti i giorni significa: basta con i sussidi ai cosiddetti svantaggiati. È quello che pensa, proprio negli stessi giorni, il governatore dello stato di New York Pataki. È quello che ha promesso il nuovo presidente repubblicano della Camera dei deputati, il conservatore Newt Gingrich: «Tagliare le tasse e abolire l’assistenza pubblica». Ora c’è un testo alle spalle di questa politica. Il testo dice, in accurato linguaggio scientifico «a che cosa serve spendere? Stiamo parlando di fatti della natura, come l’essere alti o bassi, avere o non avere una bella voce. Non c’è rimedio, meglio saperlo». La risonanza di una simile tesi ha fatto andare ‹The Bell Curve› in pagina e in onda quasi ogni giorno, nelle settimane del lancio. Certi giornali hanno pubblicato direttamente il materiale dell’ufficio stampa della casa editrice Free Press. E il libro si è immediatamente piazzato (c’è ancora), nella classifica dei libri più venduti.
L’opera di Murray e Herrnstein stava viaggiando verso la rispettabilità scientifica, fra il silenzio rattristato dei ‹liberals› (i fatti sono fatti) e l’esultanza dei conservatori (finalmente la scienza ha finito di essere terreno di caccia della sinistra) quando il volume è stato intercettato da Charles Lane, ‹senior editor› del settimanale ‹The New Republic› in una lunga e accurata recensione sulla ‹New York Review of Books› del 1° dicembre scorso. Noto che il lavoro accurato e inoppugnabile di Lane non ha scalfito la posizione di ‹The Bell Curve› nella classifica dei best sellers. Ma gli ha tolto definitivamente ogni credibilità scientifica. Lane infatti è partito dalla poderosa dotazione di note da cui il lavoro di Murray e Herrnstein è sostenuto. Ha ricomposto le citazioni, notando che tutte quelle che funzionavano da “prova”, “evidenza”, “esperimento” o “sostegno” delle tesi presentate dal libro risalivano a diciassette precedenti ricerche. Queste ricerche avevano in apparenza regolari credenziali scientifiche, ma un punto ha incuriosito Charles Lane: tutte e diciassette le ricerche citate provenivano dalla stessa fonte, ‹Mankind Quarterly› (“Rivista dell’umanità”). Ha dedicato allora la sua attenzione alla rivista.
Nasce nel 1960 a Edimburgo (ora si pubblica a Londra) e recava nel primo numero questa dichiarazione del suo primo direttore, l’antropologo Robert Gayre: «I crimini e gli errori del nazismo non giustificano l’accettazione di una cultura comunista ed egualitaria. Non si può essere a-razziali e non si piò ammettere l’egualitarismo come etnicamente ed eticamente dimostrabile». Lo stesso direttore scrive nel 1961: «La persecuzione degli ebrei da parte di Hitler ha reso questo gruppo super-sensibile a ogni discorso o studio o dibattito sulle differenze razziali. Per questo ora gli ebrei sono sostenitori combattivi dell’idea di egualitarismo e credono davvero che tale idea abbia fondamento scientifico». Alle spalle di ‹Mankind Quarterly›, Lane ha scoperto, c’è una ‹Candour League›, che ha sostenuto fino all’ultimo l’Apartheid in Sudafrica, c’è una ‹British Racial Preservation Society› il cui motto è “un nero è una persona senza valore”.
La rivista ha pubblicato traduzioni di scritti di Julius Evola, e ha fra i suoi fondatori Corrado Gini, autore, nel 1927, del saggio ‹Le basi scientifiche del fascismo›. Due collaboratori americani della rivista, gli antropologi Ralph Scott e Donald Swan hanno scritto, nel 1980, che «gli ebrei sono andati a stabilirsi in Sudafrica perché attratti soprattutto dai diamanti».
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Chi sostiene una rivista come ‹Mankind› che certo non si affida alla benevolenza del pubblico? Dall’Inghilterra e dal fascismo europeo si torna a New York, come in un ‹thriller›. Si deve andare, suggerisce Charles Lane, a una bella casa fra Park Avenue e Madison Avenue, a New York, dove ha sede (benché non abbia alcuna indicazione sul portale in legno) il ‹Pioneer Fund›, una ricca e misteriosa organizzazione finanziata dall’industriale tessile Wickliffe Draper. Draper è un filo-nazista che ha fondato, con Harry Laughlin, il ‹Movimento eugenetico› che sostiene l’inferiorità dei neri, degli immigrati, e che ha difeso la politica eugenetica del nazismo. L’attuale presidente del ‹Pioneer Fund› Harry Weyher ha scritto nel 1989: «Occorre abbandonare ogni tentativo di integrazione fra bianchi e neri. L’intelligenza dei neri e di “altri”, rimane, come è evidente, troppo indietro alla nostra».
Charles Lane, come fanno di rado i giornalisti, si è dato la pena di indagare. E ha scoperto che ‹Mankind Quarterly› è interamente sostenuta da ‹Pioneer Fund›. Ognuna delle diciassette ricerche che sono la base del libro ‹The Bell Curve›, best seller “scientifico” americano, è stata ordinata e pagata dal ‹Pioneer Fund›. Ognuno degli “scienziati” che compaiono nella ricerca, nelle note e negli esperimenti citati dal libro (ovvero l’intero materiale che ha a che fare con la tesi sulla presunta inferiorità di certi gruppi etnici, soprattutto i neri) lavorano utilizzando fondi e stipendi del ‹Pioneer Fund›.
Lo stesso Fondo ha reso possibile il lavoro realizzato — con evidente successo — da Charles Murray e Richard Herrnstein. L’inchiesta di Charles Lane ha attratto molti altri scienziati sul campo della rovente controversia. Myrion Hofer, capo del Dipartimento di psichiatria della Columbia University e specialista dello sviluppo mentale ha dichiarato ‹The Bell Curve› un «falso saggio scientifico» e ne ha screditato come «infondati, falsi o scientificamente inesistenti», tutti i passaggi chiave. Nonostante ciò nessun giornale è più ritornato sull’argomento. Per la prima volta un testo seriamente inquinato di materiali derivati dal nazismo e dal fascismo è fra i best seller americani. A giudicare dalle vendite, sarà stato fra i libri “colti” regalati a Natale nel 1994. Appare in tutta la sua gravità il problema del rapporto fra giornalismo e notizia scientifica. Come possono i media difendersi dal pericolo, che come si vede è reale, di diffondere notizie false credendo di riceverle da fonti ineccepibili? La ‹New York Review of Books›, con l’inchiesta di Charles Lane, offre un modello di comportamento etico del giornalismo che non dovrebbe andare perduto. Ma che purtroppo è raro.
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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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COMMENTO — L’argomento è preoccupante, e dal 1995 il fenomeno delle “false scoperte” (pseudo-scientifiche) ha avuto ulteriori sviluppi, con le scie chimiche, la contestazione dei vaccini e svariate teorie “complottiste”; persino i “Savi di Sion” sono stati rispolverati di recente. Lo studio dei “falsi scientifici” e più in generale del “falso” nella scienza potrebbe costituire un interessante campo di ricerca. La questione di fondo è se la Scienza – ma anche la Storia, in cui il falso pare abbondi – possano trovare in sé gli strumenti per difendersi dal falso; oppure se la loro verità debba essere difesa dall’esterno – e da chi? dalla politica? ci viene da ridere!
NOTA: la fonte d’archivio non riporta evidenziazioni in corsivo, e anche quelle con virgolette semplici e doppie sono piuttosto randomiche; abbiamo qui introdotto i ‹corsivi› per evidenziare i titoli di opere oppure espressioni in inglese, le doppie virgolette «angolari» per evidenziare le citazioni, e le doppie virgolette “inglesi” per termini o espressioni particolari. Sono stati anche corretti alcuni evidenti errori di battitura (refusi?) o di trascrizione. Anche la suddivisione del testo in cpvv. non compare nella fonte (appare soltanto qualche espressione tutta in maiuscole che possiamo ipotizzare fosse preceduta da un accapo); abbiamo inserito delle suddivisioni per facilitare a lettura e i riferimenti, ma ad esempio non abbiamo tenuto conto di quello che sembra un titolo di sezione (o un testo evidenziato) all’inizio del 2° cpv.
•[A·1]• «[…] ‹The Bell Curve› (“La Curva a campana”) di Charles Murray e Richard Herrnstein […]»: il titolo completo è ‹The Bell Curve: Intelligence and Class Structure in American Life›; l’espressione ‹The Bell Curve› si riferisce alla distribuzione statistica “a campana” – nota in italiano come “curva di Gauss” o “gaussiana” – che caratterizza la somma di un gran numero di variazioni statisticamente indipendenti, e che è rappresentata anche sull’accattivante copertina del volume. Il contenuto del libro è descritto nella seguente pagina di wikipedia in inglese: https://en.wikipedia.org/wiki/The_Bell_Curve.
NOTA: il volume non risulta essere mai stato tradotto in italiano, né pubblicato in Italia.
•[A·6]• «[…] il ‹Pioneer Fund›, una ricca e misteriosa organizzazione finanziata dall’industriale tessile Wickliffe Draper»: una descrizione piuttosto inquietante del personaggio e dell’organizzazione da lui fondata è consultabile sulla pagina di wikipedia in inglese (https://en.wikipedia.org/wiki/Wickliffe_Draper).
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[] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/01/21/altro-che-scienza-nazismo.html
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