De Martino, mezzo secolo dopo “Un genio scivolato nell’oblio”
__________LA TARGA — Il 9 maggio all’esterno del liceo Scacchi, dove Ernesto de Martino insegnò, sarà posta una targa commemorativa
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L’ALBUM — Ernesto De Martino e, a sinistra, De Martino a Bari a villa Laterza, e poi durante una spedizione a Bella, in Basilicata
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di Antonella Gaeta
Repubblica — 22/02/2015 (domenica 22 febbraio 2015)
Vittoria De Palma ha quasi novant’anni ed è la donna più schiva del mondo. Da cinquanta ha perso il suo compagno, Ernesto de Martino, ed è rimasta, ogni singolo giorno da allora, a custodirne il preziosissimo archivio nella loro casa-museo romana, sentinella invisibile della memoria, guardiana attenta dell’uso che di ciascun documento, appunto o ricordo, potesse esserne fatto. Vittoria, signorina di buona famiglia di Rutigliano, aveva diciannove anni quando s’innamorò del suo professore e il suo professore di lei. Accade a Bari, alla scuola magistrale “Bianchi Dottula”, era il 1946, de Martino era separato da sua moglie ma una legge sul divorzio era da venire. Questo non impedì alla coppia di restare tale fino alla morte, prematura, del grande etnologo napoletano, nel 1965, e di condividere con lui, tra le altre cose, le leggendarie spedizioni. È questo solo un filo di racconto possibile da dedicare al grande studioso napoletano, perché, come scrive l’antropologa culturale Patrizia Marzo, «de Martino è stato uomo dalle molteplici biografie, quella dell’intellettuale, dello storico delle religioni, dell’immenso etnologo e ricercatore, del vivace uomo politico». Tutte le biografie, tuttavia, portano a una data, il prossimo 9 maggio, giorno del cinquantenario dalla morte. Giorno in cui Teresa Imbriani, Patrizia Marzo e Antonio Nappi fondatori dell’associazione “mayLab” (che da qualche anno prova a tenere accesa la fiamma demartiniana) sono riusciti, in attesa dell’intitolazione di una strada, ad ottenere dal Comune di Bari, come conferma l’assessore alla Toponomastica, Angelo Tomasicchio, la collocazione di una targa commemorativa all’esterno del liceo Scacchi, dove l’intellettuale insegnò.
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Ed ecco un altro filo di racconto, quello del de Martino barese, momento fondamentale per la definizione del suo profilo culturale, delle sue scelte e delle sue pubblicazioni. Si è trasferito in città con i suoi genitori e nell’anno scolastico ’34-’35 comincia a insegnare Filosofia allo Scacchi dove rimarrà fino al ’42. Il ’36 è data fondamentale perché comincia a frequentare il Circolo dei giovani liberali crociani di Villa Laterza, dove ha modo di incontrare, tra gli altri, Benedetto Croce, Tommaso Fiore, Fabrizio Canfora, Giuseppe Laterza, Vittore Fiore, Michele Cifarelli. È lui che scrive per il Circolo il giuramento antifascista. Lascia definitivamente Bari nel ’47, anno in cui, sempre qui, incontra per la prima volta Rocco Scotellaro. Ma a Sud ritorna continuamente. È del ’51 la prima inchiesta a Tricarico; del ’59 la spedizione etnografica in Salento che porterà alla luce il “tarantolismo” e produrrà un testo fondamentale come “La terra del rimorso”.
Pochissimi cenni, dunque, di una figura monumentale, “non abbastanza ricordata, verso la quale non c’è stato un moto sostanziale di riscoperta e valorizzazione, niente di paragonabile alla Francia, ad esempio, nei confronti di Claude Levi-Strauss. Le sue spedizioni restano memorabili, moderne, interdisciplinari. Sarebbero ottimo materiale per una fiction o per un film” suggeriscono dall’associazione che, nel 2012, ha realizzato il progetto “Itinerari demartiniani”, finanziato solo per il primo anno dalla Regione e con il quale hanno creato un networking di associazioni nazionali che si muovono nel solco della portata rivoluzionaria della ricerca demartiniana.
Da allora, il tentativo è stato quello di creare una rete tra le regioni coinvolte dall’opera di de Martino: Puglia, Calabria, Campania, Basilicata per tentare un percorso di valorizzazione ma senza risultato. Ora si punta a una rete di città che possa avere Matera come capofila e che coinvolga Bari, Lecce, Napoli. Insomma, tanto da fare per non dimenticare, proprio nei suoi luoghi di ricerca, una figura cardinale per comprendere noi stessi, come eravamo a Sud, nelle «Indie di quaggiù».
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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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COMMENTO — È uno dei pochissimi testi che ricordano Vittoria De Palma, “compagna e collaboratrice di De Martino” (‹La fine del mondo›, Einaudi 2019, Introduzione di Giordana Charuty, incluso il “De” maiuscolo).
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[] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/02/22/de-martino-mezzo-secolo-dopo-un-genio-scivolato-nelloblioBari13.html
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