2019·06·21 - Left n. 25 • Tulli·F • L’infinito mondo di Margherita

L’infinito mondo di Margherita


__________
Cultura | Scienza
~~~~~~~~~~
Carlo Flamigni e Piergiorgio Odifreddi ci parlano di Margherita Hack. L’astrofisica e politica toscana nacque a Firenze il 12 giugno 1922 ed è morta a Trieste il 29 giugno 2013
~~~~~~~~~~
C’è bisogno di stelle e non di dio nella vita… Un conto è imparare le cose a pappagallo. Un altro farsi domande e cercare di capire come funzionano le cose. A me m’importava molto di capire, anche se non andavo matta per lo studio.
Siamo fatti di stelle. Dialogo sui minimi sistemi› con Marco Morelli (Einaudi)

~~~~~~~~~~
La conoscenza scientifica rende liberi, ci sottrae dall’angoscia, ci svincola da dogmi e pregiudizi religiosi. Dal terrore che i nostri antenati provavano davanti a fenomeni naturali inusuali, quali l’apparizione di una cometa, un’eclissi di Luna o peggio ancora di Sole.
Sotto una cupola stellata› (Einaudi)

~~~~~~~~~~
In apertura e qui di seguito, alcune immagini dell’astrofisica Margherita Hack all’Osservatorio di Trieste e nella sua casa insieme al marito e compagno di una vita Aldo De Rosa
¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯
di Federico Tulli
Left n. 25 — 21/06/2019 (venerdì 21 giugno 2019), pp. 54-57.


Non osiamo pensare cosa sarebbe potuto succedere a Margherita Hack se fosse nata ai tempi della sua collega scienziata Ipazia di Alessandria. Come è noto, Ipazia nel 415 morì dopo esser stata rapita, seviziata, lapidata e smembrata in una chiesa dai parabolani, una sorta di guardia scelta del vescovo cattolico Cirillo (al quale il concilio di Costantinopoli del 553 riconobbe la santità per aver «predicato la retta fede dei cristiani»). Astrofisica, libera pensatrice e atea la nostra Margherita, astronoma, filosofa e pagana la sfortunata ricercatrice alessandrina. Ambedue donne, scienziate e non cristiane. Quindi streghe. Identità inaccettabili per una fede religiosa che, in quanto tale, si fonda sulla “impossibilità” della conoscenza (perché la risposta a qualsiasi domanda è sempre dio) e sulla negazione della realtà umana in generale, e più in particolare dell’identità di donna. Va detto che oggi, soprattutto in Italia, il pensiero dei gerarchi vaticani e dei loro sodali seduti in Parlamento non si discosta poi molto da quello fondamentalista che nel V secolo armò la mano degli assassini di Ipazia. Si pensi a uno qualsiasi tra gli ultimi papi o ai partecipanti al recente congresso di Verona sulla famiglia, i quali, convinti come sono che la vita umana inizi con la fecondazione e che l’embrione sia persona, non si peritano di definire assassini quei medici che permettono a una donna di abortire e costei la mandante del presunto omicidio di un’entità biologica.

[A·2]• ±
La Hack era ben consapevole dei “rischi” che correva esponendo senza riverenze il suo pensiero e come era nella sua indole ci scherzava su. «Il bosone di Higgs? Io lo chiamo addirittura dio» ci disse, ridendo, nel commentare la grande scoperta avvenuta al Cern di Ginevra nel 2012. Mentre, più seriamente, sul testamento biologico bloccato in Senato nel 2011 da chi dette dell’assassino a Beppino Englaro per la sua battaglia affinché fosse riconosciuto a sua figlia Eluana il diritto di non essere sottoposta ad accanimento terapeutico e lasciata andare: «È una barbarie – ci disse la Hack – che lo Stato imponga a una persona di restare in stato vegetativo e di essere “alimentata” forzatamente. Si deve essere liberi di scegliere se rifiutare una vita che non è più umanamente tale. La libertà dell’individuo va rispettata». E a chi come noi, le chiedeva se non avesse timore di affermare pubblicamente certe cose, rispondeva: «Io sono atea, non penso ci voglia un gran coraggio… ai tempi di Galileo forse ci voleva il coraggio… oggi nessuno mi manderà al rogo». Questa era Margherita Hack quando non si trovava a rimirar le stelle dal “suo” Osservatorio di Trieste (che ha diretto per 23 anni fino al 1987) o ad insegnare astronomia a dei fortunatissimi studenti universitari. Ma ovviamente non solo questa era la splendida scienziata nata a Firenze il 12 giugno 1922 e morta a Trieste il 29 giugno di sei anni fa a 91 anni, che in queste pagine vogliamo ricordare con Carlo Flamigni, Piergiorgio Odifreddi e Carla Corsetti. Perché Margherita era anche fieramente antifascista dopo esser stata balilla come tanti suoi coetanei: «Si era tutti nazionalisti, si andava alle adunate, si faceva sport, ci si divertiva un mondo. Sono stata fascista fino al ‘38, fino al giorno in cui entrarono in vigore le leggi razziali «raccontò nel 2006 a Laura Terenzi che la intervistava per ‹Repubblica›. «Avevo una professoressa di scienze bravissima, si chiamava Enrica Calabresi, con un centinaio di pubblicazioni al suo attivo, che era ebrea e da un giorno all’altro non venne più a scuola. Cercammo di informarci, di sapere che cosa le era capitato e solo dopo la guerra venimmo a sapere che era stata rinchiusa a Santa Verdiana, il carcere femminile di Firenze, e venti giorni dopo morì suicida: si avvelenò». Chissà cosa direbbe oggi Margherita Hack della guerra dichiarata dagli ultimi due governi alle Ong che salvano i migranti nel Mediterraneo e dei decreti sicurezza voluti da Salvini…

[A·3]• ±?
«Margherita fu balilla come me, in un certo senso abbiamo avuto tante cose in comune e fatto una vita in parallelo ad iniziare dai successi nello sport al liceo. Lei fu addirittura una campionessa di salto in lungo e salto in alto, lo sapete no?» racconta il ginecologo e “padre” scientifico della fecondazione assistita, Carlo Flamigni. A quei tempi per i bambini non c’era scelta ma già in età adolescenziale entrambi seppero con chiarezza da che parte stare: antifascisti e atei (nonché in epoca più recente entrambi presidenti onorari della Uaar-Unione degli atei e agnostici razionalisti, insieme a Piergiorgio Odifreddi che sentiremo più avanti). «È sempre stata una donna abituata ad essere molto indipendente, sin da ragazza – prosegue Flamigni che in questi giorni ha pubblicato un nuovo libro, un romanzo storico per Ponte vecchio dal titolo ‹Orgoglio e povertà. Ovvero: la politica sognata dai poveri› –. «Sono donne come Margherita Hack che hanno messo in moto il meccanismo che oggi ha reso un gran numero di donne indipendenti, piene di dignità, consapevoli del loro ruolo». E lo ha fatto da atea. «Lei era una che rispettava la religione altrui, ma esigeva di poter essere atea senza che nessuno la guardasse come se fosse un mostro e cercasse di convertirla. Fare proseliti è una mancanza di rispetto per le persone che non ha eguali. Anche questa certezza ci rendeva simili. Ma non siamo soli. Guardando all’Italia di oggi, io dico che possono fare tutti i tentativi che vogliono con i Fertility day o i congressi di Verona, tuttavia è innegabile che un gran numero di ragazze vuol essere prima una donna e poi, semmai, una madre». Il congresso veronese del marzo scorso di cui tanto abbiamo parlato su ‹Left› – frequentato da diversi ministri, sottosegretari e parlamentari e cassa di risonanza di un’idea di società e soprattutto di donna sovrapponibile a quella propagata durante il Ventennio – riconduce immediatamente il discorso e la memoria all’impegno politico dell’astronoma toscana.

[A·4]• ~
«Negli ultimi decenni – racconta Flamigni – avevamo in comune l’insoddisfazione profonda per la situazione politica a sinistra. Una cosa che inoltre ci univa moltissimo è che entrambi eravamo soprattutto degli antifascisti. L’antifascismo per lei era incrollabile. E se penso all’oggi io mi rendo conto di non avere un partito al quale riferirmi, che sappia fare opposizione. Sono spaventato per questo. Se non si fa attenzione, se si resta indifferenti, il fascismo può rinascere. E può rinascere nella borghesia. Ci stanno giocando un brutto scherzo». Secondo Flamigni, in pericolo ci sono diritti primari che anche la sua generazione e quella della Hack hanno contribuito a conquistare e difendere con le idee e con l’impegno politico. «Ora la situazione è diversa, non c’è opposizione a chi vuole ripristinare una storia passata». E perdente. «Stanno cercando di ripristinare l’Inquisizione e il fascismo: via l’aborto, via la fecondazione assistita, via l’omosessualità. Sono diventati matti. E la cosa più preoccupante è che non c’è nessun partito che si oppone. Vogliono riportare all’oggi un passato del quale dobbiamo ed è necessario vergognarsi, non ci si può limitare a sogghignare perché i seguaci del principale responsabile si esprimono male in italiano sui social. Questo non dovrebbe far ridere ma preoccupare. C’è addirittura chi nega il ritorno del fascismo. Allora io dico, non pensiamo per un attimo all’Italia. Guardiamo agli Usa e chiamiamolo in un altro modo: chiamiamolo trumpismo. Poi facciamo un’analisi di quale mondo sta creando Trump nel suo Paese e confrontiamolo con quello che qualcuno sta cercando di “costruire” in Italia. E ditemi se non è fascismo».

Fare politica vuol dire fare un servizio, conclude Carlo Flamigni: «Oggi invece significa solo trovare un modo per guadagnarci. E questo lo fanno tutti. Non c’è più nessuno che faccia politica per fare un servizio al pubblico. Come suo marito, Margherita era una donna sensibile e piena di cultura. Queste preoccupazioni le viveva sulla sua pelle e le denunciava, anche sul palco quando parlava ai ragazzi che correvano ad ascoltarla. Ora le voci dissonanti e coraggiose come la sua sono sempre meno».

«La ricordo come una donna molto combattiva, una pasionaria. Una figura di intellettuale che oggi manca» concorda il matematico Piergiorgio Odifreddi. «Impersonificava quello che per me deve essere lo scopo sociale dell’intellettuale, e cioè fare da coscienza critica per il potere costituito, sempre, invece che da supporter per l’una o l’altra parte».

Questa sua identità è ciò che oltre alla competenza e alla professionalità le ha consentito di farsi largo in un mondo storicamente misogino fino a diventare accademica e a dirigere l’Osservatorio di Trieste portandolo alla fama internazionale. «Sto lavorando a una serie di biografie femminili su grandi scienziate della storia da Ipazia in poi» racconta Odifreddi. «Pensando all’epoca contemporanea, quello sulla Hack potrebbe essere un bel capitolo. Lei è stata una grande astronoma. Ma per dire quanto sia difficile emergere per una scienziata in questo ambiente basti citare l’astrofisica britannica Jocelyn Bell che nel 1974 quando era ancora una dottoranda scoprì le pulsar (stelle rotanti ultracompatte che emettono radiazioni a intervalli regolari, come fari celesti, 𝑛𝑑𝑟) ma il Nobel per questo risultato eccezionale andò al suo supervisore, Anthony Hewish, e lei non fu nemmeno menzionata».

Un’altra cosa che Odifreddi ricorda con piacere è che Margherita si diceva atea e laica: «Penso che facesse bene a sottolineare queste due cose. Bisognerebbe essere laici non solo se si è atei ma anche se si è religiosi e credenti». Va detto, prosegue, che «oggi la laicità è passata di moda, visto che Salvini sventola rosari e crocifissi. Mi viene in mente De Gaulle al quale in un’intervista chiesero perché non si vedeva mai alle funzioni religiose. Sa cosa rispose? “Io sono credente ma sono presidente di tutti i francesi, quando vado in chiesa è un fatto privato”. Sarei curioso di sapere cosa direbbe la Hack di uno come Salvini. Sia lei che io non chiedevamo nulla di avveniristico. Anzi, semmai guardavamo al passato: libera Chiesa in libero Stato». E sì che per diversi decenni il motto risorgimentale non rimase solo un’utopia. «In Italia c’è stato un periodo dal 1861 fino al 1929, anno dei Patti lateranensi di Mussolini, in cui i governi sono stati laici. Tanto per dirne una, la statua di Giordano Bruno fu eretta in Campo de’ Fiori il 6 giugno 1889 nonostante Leone XIII minacciasse di andarsene in esilio. Oggi invece abbiamo un vice premier che sbandiera ovunque la sua presunta religiosità. Perché dubito che sia tanto religioso. Semmai usa la religione per fini politici che è il contrario della laicità».



Omaggio a Giordano Bruno


di Margherita Hack


[B·1]• ~
Il mio è un omaggio alla visione infinitista di Giordano Bruno. Una grave eresia era per la Chiesa quanto lui aveva osato scrivere: «Esistono innumerevoli soli; innumerevoli terre ruotano attorno a questi similmente a come i sette pianeti ruotano attorno al nostro sole. Questi mondi sono abitati da esseri viventi». Oggi le nostre osservazioni ci hanno permesso di scoprire in poco più di dieci anni almeno 300 pianeti in orbita attorno a stelle diverse dal Sole, e il loro numero cresce continuamente, tanto che si ritiene che quando si forma una stella si formi anche un sistema planetario. Per ora la stragrande maggioranza dei pianeti extrasolari conosciuti è più simile a Giove che alla Terra e quasi tutti orbitano molto vicino alla loro stella e hanno temperature troppo alte per ospitare la vita. Ma ciò dipende dai metodi impiegati per scoprire la presenza di un pianeta, metodi che si basano sui disturbi gravitazionali che il pianeta provoca al moto della stella, e che ovviamente facilitano la scoperta dei più grossi.

[B·2]• ±?
Non disponiamo ancora di strumentazione abbastanza sensibile da permetterci di scoprire pianeti piccoli come la Terra, ma ciò non significa che non ci siano, e sono già in progetto telescopi sia a terra che nello spazio in grado di rivelarne la presenza. Già Epicuro, fra il 341 e il 270 a.C., credeva all’esistenza di infiniti mondi, sia simili che diversi dal nostro. Ma bisogna pensare anche al suo contemporaneo Metrodoro e a Lucrezio vissuto nel I secolo a.C.. E che nel ‹De rerum natura› si dichiarava convinto della pluralità dei mondi. A questi spiriti liberi si contrappose per secoli il pensiero aristotelico-scolastico, che Bruno ribalta totalmente. La fine che gli hanno fatto fare è nota.

Galileo fu costretto ad abiurare perché accettava il sistema copernicano andando contro a quanto insegnava la Bibbia. È stato riabilitato dalla Chiesa nel secolo scorso, ma ci sarà mai un papa che avrà il coraggio di riconoscere la grandezza delle geniali intuizioni di Giordano Bruno? La Chiesa pretende di bloccare importanti ricerche sulle cellule staminali embrionali assecondata da politici ignoranti e imbelli, sostenendo che gli embrioni hanno l’anima. Ma quanti di voi sanno che cos’è l’anima? Quale prova scientifica abbiamo dell’esistenza dell’anima? Mi sembra abbastanza evidente che quello che chiamiamo anima è il nostro cervello e la nostra psiche, che (nasce con noi e, 𝑛𝑑𝑟) muore con noi alla nostra morte. La volontà di imporre i dogmi religiosi a credenti e non credenti porta a conseguenze aberranti, come appunto proibire la ricerca sulle cellule staminali embrionali, come infierire su persone in coma irreversibile tenute forzatamente in una vita che non è vita dalle macchine a cui sono attaccate.

(Pubblicato su ‹Left› del 13 febbraio 2009)


_____________________
ANNOTAZIONI E SPUNTI
¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯

COMMENTO — L’articolo esce tra l’anniversario della nascita della Hack (12 giugno) e quello della sua morte (29 giugno), ma non è su un fascicolo pubblicato a ridosso né dell’uno né dell’altro evento. L’infinito che è il primo termine del titolo in realtà nel testo di Tulli non viene trattato, mentre si lega piuttosto al riquadro su Giordano Bruno. Che ci sia qualche altro motivo di attualità dell’infinito – o degli “infiniti mondi” – che a noi sfugge?


[A·2]• «[…Margherita Hack…] che in queste pagine vogliamo ricordare con Carlo Flamigni, Piergiorgio Odifreddi e Carla Corsetti»: Flamigni e Odifreddi vengono menzionati nel séguito dell’articolo, mentre un contributo di Carla Corsetti (segretaria nazionale di Democrazia atea) compare in una pagina a parte (p. 58).

[A·3]• «[…] all’impegno politico dell’astronoma toscana»: ma era “astronoma” oppure “astrofisica”, come dichiarato nel testo evidenziato sotto il titolo, nonché nel 1° cpv., dove è paragonata come “astrofisica, libera pensatrice e atea” alla “astronoma, filosofa e pagana” Ipazia?

[A·4]• Nel testo originario, «[…] entrambi eravamo soprattuto [sic!] degli antifascisti», è un evidente refuso – favorito forse da un accapo – dev’essere “soprattutto”; corretto.

[B·1]• Nel testo originario, «Il mio è un omaggio alla visone [sic!] infinitista di Giordano Bruno», è un evidente refuso, dev’essere “visione”; corretto.

[B·2]• «[…] bisogna pensare anche al suo [di Epicuro] contemporaneo Metrodoro […]»: da ricerche effettuate (su wikipedia) risultano 2 filosofi di nome Metrodoro; il primo, Metrodoro di Chio, vissuto tra il V e il IV sec. a.e.v., fu allievo di Democrito, del quale seguì le teorie atomistiche (https://it.wikipedia.org/wiki/Metrodoro_di_Chio); il secondo, Metrodoro di Lampsaco, fu il più illustre tra i discepoli di Epicuro, ma morì 7 anni prima del maestro, e non poté pertanto divenirne il successore (https://it.wikipedia.org/wiki/Metrodoro_di_Lampsaco_(epicureo)); sembra chiaro dunque che la Hack si riferisca a questo secondo personaggio, del quale però non sono note le convinzioni cosmologiche.

_____
¯¯¯¯¯