Francia, archeologo di 38 anni decifra l’elamita lineare, una scrittura di 4.000 anni fa
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Archeologia
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L’archeologo francese François Desset è riuscito a decifrare l’antica scrittura elamita lineare: scoperta nel 1901, è uno dei sistemi di scrittura più antichi del mondo.
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• François Desset
• Vaso gunagi con iscrizione “Y” in elamita lineare (Mahboubian Collection)
• Schema dell’iscrizione “Y”
• Iscrizione “B” in elamita lineare su una pietra incisa proveniente da Susa, risalente al 2150-2100 a.C. e conservata al Louvre
• Uno dei vasi gunagi della collezione Mahboubian, con l’iscrizione “Z”
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di redazione
finestresullarte.info — 26/12/2020 (sabato 26 dicembre 2020)
•[A·1]• ~±?
Importante scoperta arriva dalla Francia, dove l’archeologo 38enne François Desset ha dichiarato di essere riuscito a decifrare la scrittura lineare del regno di Elam, un sistema di scrittura adoperato quattromila anni fa presso la civiltà sviluppatasi nell’attuale Iran occidentale e scoperto per la prima volta nel 1901 da un’équipe di archeologi francesi nel sito di Susa, l’antica capitale del regno di Elam. La scrittura elamita è uno dei sistemi di scrittura più antichi del mondo, assieme al proto-cuneiforme in uso nella Mesopotamia e ai geroglifici degli egizi, e la lingua del regno di Elam, estinta da circa duemila anni [sic!], è ritenuta isolata, poiché non parrebbe essere imparentata con altre lingue del ceppo indoeuropeo o con lingue semitiche (un isolamento che ha reso tutto più difficile). Desset, che lavora al Laboratoire Archéorient di Lione, è docente di archeologia all’Università di Teheran ed è visiting professor presso il Dipartimento di Beni Culturali, Archeologia e Storia dell’Arte, della Musica e del Cinema dell’Università di Padova, ha reso nota la sua scoperta a fine novembre.
•[A·2]• ~!
La scrittura elamita era nota dunque da più di un secolo, ma finora nessuno aveva compreso il significato dei suoi segni. Il lavoro di Desset ha riguardato la forma più recente di scrittura elamita, l’elamita lineare, è partito nel 2006 (“non mi sono svegliato un mattino dicendo di aver decifrato l’elamita lineare”, ha dichiarato Desset alla rivista specializzata francese ‹Sciences et Avenir›, “ma questo lavoro è durato più di dieci anni e non sono mai stato certo di raggiungere il traguardo”), ed è stato svolto adoperando un metodo simile a quello che il celeberrimo archeologo Jean-François Champollion utilizzò per decifrare i geroglifici: Desset ha trovato la chiave in alcuni testi ripetitivi e da lì è stato in grado di dare un senso ai segni della scrittura elamita. L’archeologo francese, come detto, si è concentrato sulla forma più recente di scrittura elamita nota (questo sistema fu infatti in uso all’incirca dal 3300 al 1900 a.C. e conobbe evoluzioni e modifiche): si tratta di quaranta iscrizioni provenienti dalla città di Susa, tutte scritte in elamita lineare (si leggono da destra a sinistra e dall’alto verso il basso), che presentano la particolarità (unica al mondo per una lingua del III millennio avanti Cristo) di essere redatte in una scrittura puramente fonetica (ovvero simile alla nostra, dove i segni corrispondono a consonanti e vocali, e nel caso dell’elamita lineare anche a sillabe).
•[A·3]• ~±?
La chiave per decifrare la scrittura elamita è arrivata da un corpus di 8 testi redatti su vasi d’argento del 2000-1900 a.C. chiamati ‹gunagi›, provenienti da sepolture nella regione di Kam-Firouz e conservati presso la collezione Mahboubian di Londra. Questi testi presentavano sequenze di segni molto ripetitivi e standardizzati, che servivano, ha scoperto l’archeologo, a definire i nomi di due sovrani, Shilhaha ed Ebarti II, e della principale divinità venerata nell’Iran occidentale, Napirisha (i testi riportano formule come “io sono ‹nome›, re di ‹nome del regno›, figlio di ‹padre›”). Come Champollion, che era partito identificando i nomi dei faraoni, Desset ha identificato i nomi dei sovrani elamiti e grazie a queste evidenze è riuscito a decifrare le quaranta iscrizioni, poco interessanti per il contenuto, ha fatto sapere lo studioso, ma estremamente significative per permettere di scoprire il significato dei segni. I primi risultati verranno pubblicati ufficialmente nel 2021, sulla rivista tedesca ‹Zeitschrift für Assyriologie und vorderasiatische Archäologie›, ma serviranno ancora tre anni per completare il lavoro, prevede Desset.
Il lavoro di Desset dà adito a importanti esiti che, fanno sapere dall’Università di Padova, potranno consentire di scrivere o riscrivere intere pagine della storia del Vicino Oriente Antico del tardo III millennio a.C. Inoltre, diversi indizi sulle origini di questa scrittura (che peraltro è la più antica scrittura fonetica conosciuta), che potrebbe essere molto più remota di quanto sinora si sia pensato, mettono in una diversa luce la tradizionale idea che la Mesopotamia sia stata l’unica terra di invenzione e diffusione della scrittura (lo studioso ritiene infatti che la scrittura mesopotamica e quella elamica fossero contemporanee: “le due scritture”, ha dichiarato, “non sono madre e figlia, ma sono sorelle. Questo cambia completamente la prospettiva sul fenomeno della scrittura nel Vicino Oriente Antico e sulla sua comprensione”). Le implicazioni sono estremamente rilevanti, ha spiegato Desset, “per lo sviluppo della scrittura in Iran e in generale del Vicino Oriente Antico, per le considerazioni sulla continuità tra i sistemi di scrittura proto-elamita ed elamita lineare, per la stessa lingua elamita, meglio documentata nella sua forma più antica e resa dunque per la prima volta accessibile grazie a un sistema di scrittura che non sia il cuneiforme mesopotamico”. Ma non solo: finora, ha dichiarato Desset, “tutto ciò che riguardava le popolazioni che occupavano l’attuale Iran arrivava da testi mesopotamici. Queste nuove scoperte ci permetteranno di accedere al punto di vista degli uomini e delle donne che occupavano un territorio che loro designavano come Hatamti, dal momento che la terra di Elam per come la conosciamo non corrisponde che a un concetto geografico estraneo, formulato dai loro vicini mesopotamici”.
L’archeologo Massimo Vidale dell’Università di Padova ha invece affermato che “la Francia, per questa sua nuova opera di decrittatura, mantiene il suo primato nella comprensione degli antichi sistemi di scrittura perduti!”. Il lavoro di Desset (che ha illustrato la sua scoperta in un’intervista video rilasciata a Francesco Suman per la rivista ‹Il Bo Live›, il magazine dell’ateneo padovano) prossimamente continuerà con il tentativo di decifrare la forma più antica di elamita, il proto-elamita, per il quale, fa sapere, “si è adesso aperta un’autostrada”.
Nell’immagine: “iscrizione B” in elamita lineare (2150-2100 a.C.) e “iscrizione K” in elamita lineare (1900-1800 a.C.).
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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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COMMENTO — l’articolo originale è consultabile qui.
•[A·1]• «La scrittura elamita è uno dei sistemi di scrittura più antichi del mondo […]»: si riferisce però al cosiddetto proto-elamita, che non è la lingua di cui Desset propone la decifrazione.
•IBID.• «[…] la lingua del regno di Elam, estinta da circa duemila anni [sic!], […]»: forse sono 4000, come del resto affermato poco sopra, nello stesso cpv.; marcato con [sic!].
•IBID.• «[…la lingua elamita] non parrebbe essere imparentata con altre lingue del ceppo indoeuropeo o con lingue semitiche […]»: questa è d’altronde una caratteristica che condivide con il sumero, almeno a detta dei sumerologi.
•IBID.• «Desset […] ha reso nota la sua scoperta a fine novembre»: di che anno? Risulta infatti avesse già pubblicato un articolo sui vasi ‹gunagi› e sui sovrani cui si riferivano le loro iscrizioni già il 3 agosto del 2018; titolo: ‹Nine Linear Elamite Texts Inscribed on Silver “Gunagi” Vessels (X, Y, Z, F’, H’, I’, J’, K’ and L’): New Data on Linear Elamite Writing and the History of the Sukkalmaḫ Dynasty›, di cui l’abstract è il seguente:
(https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/05786967.2018.1471861)Nine Linear Elamite inscriptions are presented and analysed here, all written on ‹gunagi› type metallic beakers. In particular, seven of these vessels are part of H. Mahboubian’s collection in London. It is proposed that the ‹gunagi› beaker type should be attributed to the late 3rd/early 2nd millennium BC while the names of the Early Sukkalmah rulers Ebarat II and Šilhaha (twentieth century BC) can be read among the sign sequences inscribed on some of them. The paper addresses the present understanding of Linear Elamite writing, along with typological, chronological and iconographic considerations on the ‹gunagi› vessels. It then presents an analysis of the sign sequences of the nine Linear Elamite inscriptions. This analysis leads ultimately to phonetic value identifications of some of the signs. This study is followed by a technical note on the chemico-physical examination of 13 samples collected from the Linear Elamite inscribed silver ‹gunagi› vessels of the Mahboubian collection.
•[A·2]• Nel testo originario, «[…] questo lavoro è durto [sic!] più di dieci anni […]», è chiaramente un errore di battitura, dev’essere “durato”; corretto.
•[A·3]• Nel testo originario, «[…] presso la collezione Mahboubian did [sic!] Londra», anche questo è chiaramente un errore di battitura (nelle didascalie delle foto si legge “Mahboubian Collection” e “collezione Mahboubian”), dev’essere “di”; corretto.
NOTA: come mai questi preziosi reperti siano finiti a Londra non è esplicitato nel testo (gli archeologi che scavarono a Susa erano francesi, vedi cpv. A·1), ma non deve stupire più di tanto, considerando le intricate e spesso poco ortodosse vicende attraversate dai reperti mediorientali nelle loro rotte verso Occidente.
•IBID.• Nel testo originario, «[…] sulla rivista tedesca ‹Zeitschrift für assyriologie und vorderasiatische archaeologie› [sic!] […]», ma in tedesco i sostantivi non si scrivono con l’iniziale maiuscola? – dev’essere “Assyriologie” e “Archäologie” (questa 2ª parola dovrebbe inoltre avere l’‹Umlaut› sulla 2ª ‘a’, in luogo del dittongo ‘ae’, ammesso dall’ortografia più recente); corretto.
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[] https://www.finestresullarte.info/archeologia/francia-archeologo-38enne-decifra-scrittura-elamita
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