La percezione delirante nei confronti del migrante. Razzismo e malattia mentale
[*]✩ (Arkbase)
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Intervista di Flore Murard-Yovanovitch a Massimo Fagioli
SdF, anno 2012, n. 3 (luglio 2012).
• Flore Murard-Yovanovitch: Professor Fagioli, gli ultimi episodi di violenza razzista a Torino e Firenze sono il segnale di un ritorno del razzismo in Italia?
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Massimo Fagioli: Prima di tutto rifiuterei la parola “ritorno”, perché il razzismo è sempre esistito in modo latente nella storia. E nella destra, che sia “fascista”, “nazista” o “leghista”, c’è strutturalmente un pensiero fatto “a categorie”. Perché essa riduce la realtà umana a realtà fisica e si inventa, su semplici differenze fisiche, la stupidità delle razze, che in realtà sono inesistenti. Negli ultimi delitti efferati di Breivik a Oslo e di Casseri a Firenze, la recrudescenza del razzismo raggiunge livelli particolari. È una violenza lucida che va oltre il sadismo, che annulla la realtà umana dell’altro. Casseri uccide due senegalesi come si farebbe con i fagiani a una caccia: è il sintomo di un annullamento totale dell’umano. Purtroppo, nell’odierna analisi del razzismo è ancora difficile portare una nuova sapienza e parlare di malattia mentale; vogliono credere alla favola dei “buoni” e dei “cattivi”, senza vedere che si tratta di sani o malati.
• D.: Il razzismo è negazione, percezione delirante o “pulsione di annullamento”?
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R.: Si può cercare di portare fenomeni sociali, storici, a un linguaggio psichiatrico, a un livello più profondo, che in generale nessuno coglie o vuole vedere. I termini che lei ricorda della mia teoria non sono nuovi ma lo è il loro significato, perché si tratta di intuire, sentire la realtà invisibile, psichica, senza coscienza. Di recente, il suicidio di Lucio Magri ha riportato al cuore del dibattito la ricerca sulla depressione, se sia normale tristezza o malattia. In questo caso la diagnosi è difficile, essendo il comportamento della persona con la realtà cosciente pressoché perfetto. Ma nel caso di Casseri, non è semplice abbassamento dell’umore, è depressione che ha in sé il delirio. Ho fatto questo nesso, perché il pazzo solitario è espressione della cultura che c’è dietro. In una vignetta di Staino, Bobo di fronte alla fanciulla che gli chiede se Casseri è un pazzo, le risponde che «studiava da “pazzo” in una tranquilla scuola di nazismo» [1]. La malattia mentale viene costantemente cancellata, sarebbe un modo di essere; e nella cultura di sinistra in particolare, la realtà umana è sempre stata pensata come normale pazzia, semplice scelta, libertà (vedi le terrificanti parole di Rossana Rossanda sulla scelta “coerente e libera” di Magri). Bisogna invece vedere la cultura di morte che si nasconde dietro gli anni Sessanta e l’esistenzialismo: la natura umana è pensata come naturalmente per la morte e per la distruzione. Ecco il contesto culturale in cui cresce la violenza.
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• D.: Per la psichiatria che cos’è il razzismo? Me ne può dare una definizione chiara?
R.: Il razzismo è legato alla visione superficiale dell’essere umano, come realtà percepibile solo nella veglia. In realtà queste cosiddette diversità di natura fisica (pelle, altezza, capelli e nasi tutti diversi) non costituiscono una “differenza”: siamo tutti uguali, perché c’è un’immagine fondamentale dell’identità umana data alla nascita. L’unica “differenza” che esiste tra gli esseri umani sta nella struttura del pensiero interno, non cosciente: nella realtà umana interna. Il cardine della differenza assoluta essendo il rapporto uomo-donna, dove il desiderio non nasce dalla carenza (come si dice spesso), bensì dalla diversità e dal rapporto-interesse-visione dell’altro. Per il resto, nel modo di essere coscienti, siamo tutti uguali: nel rapporto sociale deve esistere l’uguaglianza assoluta.
• D.: Perché — come scrive nel volume ‹Left 2008› — il pensiero come razionalità fallisce nel riuscire, «veramente, a comprendere che gli esseri umani nascono tutti uguali»? Perché non c’è mai stato «il coraggio di guardare l’irrazionale umano»? [2]
R.: Oltre alle interpretazioni dei politologi, ho anche scritto che «invisibile, nella paura degli zingari, romeni, omosessuali, immigrati, carcerati, ci sia l’angoscia della parola Irrazionale, di ciò che non è ragione cosciente» [3]. Nel logos occidentale, da Platone alla Bibbia, esiste una storica distorsione del significato della parola irrazionale, erroneamente vista come il “pericoloso”, “distruttivo”, “violento”; persino ancora oggi, per la religione cristiana, come il Male assoluto. Invece, il criminale, come Breivik o Casseri, è proprio colui il cui irrazionale si è ammalato. Un irrazionale sano ci dà Picasso, Caravaggio, l’artista: la creatività che è solo degli esseri umani; un’identità non verbale che spesso solo gli artisti riescono a conservare… Ma questa è una verità sulla realtà umana che è vietato dire e pensare.
• D.: Ai nostri confini avviene una quotidiana strage dei migranti che attraversano il Mediterraneo. Dietro quel lasciar naufragare… non c’è un lasciar “eliminare”? Il migrante non è ancora visto oggi in Occidente, con tutte le precauzioni dovute, come una specie di “essere inferiore”?
R.: Sì, c’è una violenza in atto che non è direttamente sadica, non distrugge, ma tende a voler rendere inesistente. Mi viene in mente l’immagine dei ‹desaparecidos› nella dittatura argentina di Videla, quei dissidenti gettati dagli aerei nell’oceano proprio per farli “sparire” (e nella storia il nazismo è stato il culmine di questo fare “sparire”). Per fortuna non credo che siamo a quel livello di violenza. Ci sono correnti aperte di sinistra e nella società che cercano con i migranti rapporti diversi da quelli della Lega.
• D.: Come mai la storia umana è la lunga storia di istinto di morte?
R.: Ma perché non è mai stato conosciuto l’“istinto di morte”! Finché si è ridotta la “pulsione” alla fame e alla sete, all’organicismo, e non si è scoperto che è “pulsione” di una strana particolare violenza interumana, non poteva esistere la conoscenza e la cura della malattia. La pulsione di annullamento non esiste alla nascita, dove c’è la vitalità, ma si sviluppa nei rapporti. Bisogna conoscere l’inizio della vita umana, per poter fare un rifiuto dell’istinto di morte. In questo, la religione cristiana ha una gravissima responsabilità, professando che la vita umana inizia con lo zigote ed è solo biologica. Nel ridurre l’uomo a mera realtà fisica, il cristianesimo è la vera matrice culturale e storica del razzismo. Non dimentichiamo che nella Città di Dio i cristiani si pensavano come “razza privilegiata”, ammazzavano i non cristiani o li respingevano nei ghetti. È una lunga tragedia storica. Ma se persino un genio come Shakespeare inventa il nefando personaggio di Shylock nel ‹Mercante di Venezia›, bisogna immaginare il resto della nostra cultura cristiana che pervade tutto: il razzismo viene di conseguenza. Ma è un fatto che nessuno ha il coraggio di denunciare.
• D.: È possibile una società di rapporti interumani nonviolenti?
R.: Certo, io ci provo, con la teoria della nascita. Bisogna scoprire la verità dell’identità umana. È nella verità dell’identità umana che c’è l’eliminazione di ogni razzismo e la sua cura; perché si riconosce la nascita uguale per tutti.
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NOTE
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[*]. Intervista pubblicata su “Agenzia radicale” il 28.12.2012 [sic!=2011].
[1]. S. Staino, ‹Bobo›, in “L’Unità”, 15.12.11.
[2]. M. Fagioli, ‹La matrigna›, in ‹Left 2008›, L’Asino d’oro edizioni, Roma 2011, p. 240.
[3]. M. Fagioli, ‹La depressione›, ivi, p. 107.
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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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•[A·0]• Nonostante il titolo, «La percezione delirante nei confronti del migrante. Razzismo e malattia mentale», in nessun passo dell’intervista Fagioli equipara direttamente il razzismo nei confronti dei migranti alla percezione delirante; parla di malattia mentale, ma a proposito di alcuni episodi eclatanti di violenza; e quando l’intervistatrice gli pone la domanda esplicitamente: «Il razzismo è negazione, percezione delirante o “pulsione di annullamento”?» risponde in termini di depressione (citando il suicidio di Lucio Magri) e di depressione con delirio (a proposito di Casseri).
•IBID.• Nel testo originario della nota (*), «Intervista pubblicata su “Agenzia radicale” il 28.12.2012 [sic!]», la data è senz’altro sbagliata, poiché il 3° numero della rivista uscì nel luglio del 2012, quindi ben 5 mesi prima; purtroppo l’originale cui si fa riferimento non è più disponibile sul sito radicale; però, da vari commenti rimasti sul web, l’intervista della Murard-Yovanovitch a Fagioli risulta essere dell’anno prima, e più precisamente del 28/12/2011; il refuso sarebbe in questo caso relativo solamente all’ultima cifra dell’anno; correzione suggerita tra parentesi quadre.
NOTA: a ulteriore supporto di questa conclusione, si può constatare che gli eventi menzionati da Fagioli nell’intervista sono tutti di poco antecedenti al 28 dicembre del 2011: dalle azioni delittuose di Breivik e Casseri, al suicidio di Lucio Magri in Svizzera; un anno dopo, evidentemente, non sarebbero più stati di attualità; si vedano in proposito le annotazioni seguenti. Possiamo ancora aggiungere che nel dicembre del 2012 Fagioli aveva appena superato una grave malattia, con conseguente sospensione, per alcune settimane, dei seminari da lui tenuti; non avrebbe avuto molto senso, ci pare, soffermarsi in un’intervista su episodi avvenuti più di un anno prima; questa possibilità è d’altronde da escludere per il fatto che “Il sogno della farfalla” ne pubblica il testo già a luglio del 2012.
•[A·1r]• «Negli ultimi delitti efferati di Breivik a Oslo e di Casseri a Firenze […]»: Anders Breivik si rese protagonista di 2 episodi terroristici, avvenuti entrambi il 22 luglio 2011 in Norvegia, che causarono in totale la morte di ben 77 persone (e molti altri rimasero feriti, anche gravemente); wikipedia descrive in dettaglio sia l’attentatore (https://it.wikipedia.org/wiki/Anders_Breivik), sia gli attentati (https://it.wikipedia.org/wiki/Attentati_del_22_luglio_2011_in_Norvegia); l’episodio di Casseri avvenne invece il 13 dicembre 2011 a Firenze: Gianluca Casseri, noto simpatizzante e attivista di CasaPound, sparò contro alcuni senegalesi (scelti a caso in una piazza), ne uccise 2 e ne ferì altri; braccato dalla polizia, si suicidò prima che potessero arrestarlo; anche a questa strage è dedicata una pagina di wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Firenze).
NOTA: in accordo con l’ipotesi cronologica formulata sopra, fu proprio l’allarme suscitato da quest’ultimo episodio a costituire l’occasione per l’intervista.
•[A·2r]• Nel testo originario, «[…] le risponde che «studiava da “pazzo” in una tranquilla scuola di nazismo” [sic!]»: virgolette aperte come angolari («) ma chiuse come inglesi (”); sostituiamo le seconde con angolari chiuse.
•IBID.• «[…] le terrificanti parole di Rossana Rossanda sulla scelta “coerente e libera” di Magri […]»: si riferisce alla decisione di Lucio Magri, noto leader della sinistra (fu tra i fondatori de “Il manifesto”), di recarsi in Svizzera, all’età di 79 anni, per la pratica del suicidio assistito; e alle dichiazazioni della Rossanda che, in qualità di amica ed ex compagna di partito, lo accompagnò nel viaggio verso la clinica; si veda, ad esempio, la rievocazione di quell’evento nell’intervista rilasciata dalla Rossanda a Maurizio Caprara, pubblicata alcuni anni dopo sul “Corriere della Sera” (https://www.corriere.it/cronache/19_giugno_08/lucio-mortoper-scelta-anche-politica-27b3208c-8a17-11e9-9b3f-2459a834d32d.shtml).
NOTA: la morte di Magri avvenne il 28 novembre 2011, come risulta anche dalla pagina dedicatagli da wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Lucio_Magri).
•[A·3d]• Nel testo originario, «Per lo psichiatria [sic!] […]»: evidente refuso, o “per la psichiatria”, oppure “per lo psichiatra”; scegliamo la 1ª alternativa, corretto.
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[] F. Murard-Yovanovitch & M. Fagioli, ‹La percezione delirante nei confronti del migrante…›, “Il sogno della farfalla”, n. 3, L’Asino d’oro 2012, pp. 63-66.
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