Chi è il Padrone del Discorso?
✩ (Arkbase)
di Ruggero Guarini
il Messaggero — 9/11/1977 (mercoledì 9 novembre 1977)
Questi gruppi di «analisi collettiva», e i molti altri analoghi spuntati un po’ dappertutto in Italia, sono un grosso fenomeno psico-politico, un «sintomo collettivo» che bisognerebbe decifrare. Ma chi può farlo?
Il sociologo? Costui può offrici soltanto degli strumenti empirici, utili per misurare le dimensioni esterne del fenomeno (diffusione di queste pratiche, composizione sociale dei gruppi, età media dei partecipanti, loro identità politica e così via), ma insufficienti a definirne il senso.
Il politico? Il suo sguardo è troppo interessato. Nel migliore dei casi, in questo fenomeno che lo prende di contropiede, egli si sforzerà di cogliere quegli elementi che gli sembreranno funzionali al suo «discorso»: se esprimerà consenso, vi avrà sconto la possibilità di riassorbirlo o di annetterselo; se emetterà un giudizio di condanna, vi avrà visto un segno, per lui minaccioso, di fuga dalla politica.
Lo psicoanalista? I suoi strumenti teorici sono essenziali, ma essendo egli stesso un frammento della «formazione sintomatica» che occorre decifrare, sarà troppo coinvolto nella cosa per poterne parlare col necessario distacco.
•[A·5]• ±
Limitiamoci dunque a porre tre elementari quesiti:
1) Un mucchio di circa duecento persone è ancora un gruppo psicoterapeutico? E se non è più questo, che cos’è? Un circolo culturale? Un’associazione di mutuo soccorso? Un collettivo dedito a una nuova specie di «esercizi spirituali»?
2) Un individuo che a centinaia di pazienti riuniti intorno a lui distribuisce come noccioline manciate di interpretazioni di sogni, lapsus, deliri e fobie, è davvero un «analista»? E se non lo è, che diavolo sarà? Un pedagogo? Un confessore? Un leader?
3) Qual è il rapporto fra l’identità politica dei partecipanti (quasi tutti giovani della Nuova Sinistra) e questo loro «bisogno» di una pratica metapolitica? Le due attività sono complementari (nel senso che l’analisi di gruppo, omogenea al «personale» e al «privato», compensa le lacune e colma i buchi lasciati aperti o prodotti dall’attività politica), o sono invece contraddittorie, al punto che alla lunga una delle due pratiche sia destinata a prevalere sull’altra, magari fino a liquidarla? Detto con altre parole: questa dicotomia dello Psichico e del Politico si configura come una convivenza pacifica di domini separati o come un conflitto di dimensioni antitetiche?
Infine enunciamo qualcosa che è meno e più di un’ipotesi (è un’ovvia constatazione): oggi c’è in giro una grande domanda di Anima. Il risultato è certamente qualcosa di meno noioso della consueta Grande Chiacchiera politica, ma sarebbe ancora meglio se nelle pratiche generate da questa massiccia domanda non si riproducesse la solita dialettica dello Schiavo e del Padrone.
Insomma questi ragazzi dovrebbero un po’ interrogarsi su quelle nuove forme di «potere» che in questi loro gruppi si vanno articolando intorno a una figura che non cessa di porsi — in quanto interpretante e analizzante — come un nuovo Padrone del Discorso.
Chi è questo nuovo Padrone? Un Maestro di Coscienza? Un Genitore Morale? Un altro Padre Politico?
•[A·9]• ±
Quest’ultimo sarebbe il caso più derisorio: il Politico che rispunta, travestito da Psicomante, proprio nel luogo in cui il gregge, forse senza saperlo, progetta di abolirlo!
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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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NOTA: ai testi degli altri articoli presenti nella stessa pagina del quotidiano, tutti aventi per argomento Fagioli e l’Analisi collettiva, si può accedere da qui. Le conclusioni di Guarini saranno poi riprese da De Risio nell’articolo ‹Psiche e Fagioli› pubblicato, sempre su “il Messaggero”, in data 29/3/1978 (il cui testo è consultabile qui).
•[A·5]• «Limitiamoci dunque a porre tre elementari quesiti»: evidentemente, laddove non possono esserci utili né il sociologo, né il politico, né lo psicoanalista, può invece essere risolutivo il giornalista (ovvero lo stesso Guarini)! E “il Messaggero” sembra essere totalmente d’accordo, poiché buona parte delle espressioni evidenziate in testa alla pagina sono tratte proprio dall’articolo del nostro.
•[A·9]• «[…] il Politico che rispunta, travestito da Psicomante […]»: questo “Psicomante” di Guarini verrà poi ripreso, sempre riferito a Fagioli e sempre sul “Messaggero”, il 6 marzo 1979, in un articolo di Stefania Rossini, nel quale figurerà persino in evidenza nel titolo: ‹Il dito, il verme e lo psicomante› (qui).
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[] http://spogli.blogspot.it/2009_02_04_archive.html
[] http://www.associazioneamorepsiche.org/archiviostampa/?p=218
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